[02] Dalla Literacy alle New Literacies: un quadro teorico ed evolutivo
Un viaggio attraverso la storia della literacy occidentale, dalla nascita della scrittura alle nuove forme di literacies digitali. Sandra Catellani e Valentino Curreri guidano la discussione su come le trasformazioni tecnologiche abbiano rivoluzionato l'educazione e la comunicazione.
Chapter 1
Oralità e l'evoluzione della comunicazione umana
Sandra Catellani
Ciao a tutti e bentornati a “Didattica delle New Literacies”! Io sono Sandra Catellani, qui con il mio collega e amico Valentino Curreri. Oggi ci addentriamo nel primo capitolo del libro “Didattica delle New Literacies”, scritto da Pier Cesare Rivoltella e curato insieme a Chiara Panciroli, pubblicato da Mondadori Università nel 2025.
Sandra Catellani
Questo primo capitolo, scritto da Pier Cesare Rivoltella, esplora in profondità l'evoluzione dalle prime forme di literacy alle new literacy.
Sandra Catellani
Valentino, partiamo proprio dalle origini: la comunicazione umana, la laringe, i primi codici condivisi... sembra quasi fantascienza, ma è la nostra storia evolutiva!
Valentino Curreri
Ciao Sandra, ciao a tutti! Sì, è incredibile pensare che la nostra capacità di comunicare nasce da una questione... diciamo, di hardware biologico. Il Neanderthal, per esempio, aveva una laringe diversa dalla nostra, e questo gli impediva di articolare suoni complessi. Il Cro-Magnon invece, grazie a una laringe più evoluta, ha potuto sviluppare un vero e proprio sistema di codici, cioè regole condivise per dare significato ai suoni. E da lì, la parola è diventata la prima vera tecnologia della comunicazione.
Sandra Catellani
Ecco, tecnologia della parola! Mi piace questa definizione. E qui entra in gioco la distinzione tra oralità primaria e secondaria, che Ong e Havelock hanno studiato tanto. L’oralità primaria è quella delle società che non conoscono la scrittura, mentre la nostra, oggi, è un’oralità secondaria, perché viviamo immersi nella scrittura, anche se parliamo ancora tanto.
Valentino Curreri
Sì, e mi viene in mente una lezione universitaria che ho tenuto anni fa, quando spiegavo agli studenti come le fiabe popolari italiane venivano tramandate solo oralmente. Era tutto affidato alla memoria, alle formule ripetitive, ai ritmi. Senza scrittura, la memoria era... beh, era tutto! Ma a un certo punto, la complessità delle informazioni ha richiesto qualcosa di più.
Chapter 2
Dalla scrittura ai sistemi alfabetici
Sandra Catellani
E infatti, arriva la scrittura. Prima i pittogrammi, poi i sistemi cuneiformi... ma erano troppo complicati, troppi segni da ricordare. La vera svolta è l’alfabeto fonetico, introdotto dai Fenici e perfezionato dai Greci. Pochi segni, combinabili per rappresentare tutti i suoni di una lingua. Una rivoluzione, no?
Valentino Curreri
Assolutamente. L’alfabeto fonetico ha reso la scrittura molto più accessibile e ha permesso di registrare la conoscenza in modo stabile. Ma, come ci ricorda Rivoltella, leggere e scrivere non sono capacità naturali: il nostro cervello deve “riciclare” neuroni destinati ad altro per imparare queste competenze. Ecco perché la literacy, cioè l’alfabetizzazione, è sempre stata una conquista culturale, non un dato di natura.
Sandra Catellani
E la scrittura ha cambiato tutto: non solo la memoria collettiva, ma anche il modo di apprendere. Prima si imparava per imitazione, ora si può trasmettere sapere a distanza, nel tempo e nello spazio. Però, come vedremo tra poco, non tutti erano entusiasti di questa novità...
Chapter 3
La stampa e la nascita del pubblico dei lettori
Valentino Curreri
Già, perché poi arriva la stampa a caratteri mobili, e qui la storia accelera. In Grecia, e poi in tutta Europa, la stampa fa esplodere la circolazione dei libri. Nasce un vero pubblico di lettori, anche se ci vorranno secoli perché diventi di massa. Ma la stampa porta anche il tema del controllo dei contenuti: chi decide cosa si stampa, chi legge cosa?
Sandra Catellani
Mi ricordo ancora la prima volta che ho visitato una tipografia storica a Milano. L’odore dell’inchiostro, il rumore delle macchine... mi ha colpito pensare a quanta potenza c’era in quelle pagine stampate. La stampa ha reso la conoscenza più democratica, ma ha anche aperto la questione del controllo, della censura, della libertà di espressione. E qui, Platone aveva già qualcosa da dire, vero?
Chapter 4
Il dibattito antico sulla scrittura
Valentino Curreri
Sì, Platone nel Fedro mette in scena il dialogo tra il re Thamus e il dio Teuth, inventore della scrittura. Thamus è scettico: teme che la scrittura sia un “farmaco” per la memoria, ma anche un veleno, perché ci fa perdere il controllo sui nostri pensieri una volta che sono scritti. E poi, lo scritto non può rispondere alle domande, non può chiarire i dubbi come farebbe l’autore in persona.
Sandra Catellani
E non è solo una questione pedagogica, ma anche politica. Lo scritto “rotola dappertutto”, può essere frainteso, usato male, finire in mani sbagliate. Platone temeva la perdita di controllo, ma oggi non ti sembra che ci siano delle analogie con le critiche ai social media? Cioè, la paura che i contenuti sfuggano di mano, che diventino virali senza controllo...
Valentino Curreri
Assolutamente, Sandra. È un parallelismo che torna spesso: la tecnologia che amplia la platea, ma riduce il controllo. Oggi, con i social, chiunque può pubblicare qualsiasi cosa, e il rischio di fraintendimenti, manipolazioni, o semplicemente di perdita di contesto, è altissimo. In fondo, le domande di Platone sono ancora attuali, solo che ora si applicano a TikTok invece che alle tavolette di cera!
Chapter 5
Media Literacy e il ruolo critico dei media
Sandra Catellani
E qui entra in gioco la Media Literacy, che nel libro viene definita come la capacità critica verso i media. Non basta più saper leggere e scrivere: bisogna anche saper “leggere” i media, smontare i messaggi, capire cosa c’è dietro. I Cultural Studies, come ci ricorda Rivoltella, vedono la cultura come un “whole way of life”, un modo di vivere che include anche i media.
Valentino Curreri
Sì, e la Media Literacy nasce proprio per bilanciare il potere dei media di massa, che tendono a standardizzare comportamenti e idee. Analizzare un telegiornale, un film, persino uno spot pubblicitario, significa capire quali codici vengono usati, quali valori vengono trasmessi. E oggi, anche un meme virale può riflettere relazioni di potere: pensiamo a come certi meme rafforzano stereotipi o, al contrario, li mettono in discussione.
Sandra Catellani
Esatto, e come dicevi tu, la Media Literacy ha una vocazione “dietrologica”, va a vedere cosa c’è dietro lo schermo. Non si tratta solo di consumare passivamente, ma di essere cittadini consapevoli, capaci di resistere ai tentativi di manipolazione. E questo ci porta dritti al tema dei social media e della responsabilità individuale.
Chapter 6
Social Media e responsabilità etica
Valentino Curreri
Con i social media, la responsabilità si sposta: non è più solo questione di ricezione critica, ma anche di produzione responsabile dei contenuti. Ognuno di noi è, in un certo senso, un piccolo editore. Ricordo una discussione con i miei studenti sull’uso di TikTok: alcuni dicevano “ma tanto è solo per divertirsi”, altri invece erano molto consapevoli del fatto che ogni video pubblicato può avere conseguenze, anche impreviste.
Sandra Catellani
E qui la responsabilità è davvero condivisa: tra utenti, che devono riflettere prima di pubblicare, e piattaforme, che dovrebbero garantire un ambiente sicuro e trasparente. Ma non è facile, perché la velocità e la viralità dei social spesso superano qualsiasi tentativo di controllo. Eppure, come dicevamo anche nella scorsa puntata, la competenza digitale oggi è fondamentale per la cittadinanza attiva.
Chapter 7
Multiliteracy e sfide educative attuali
Valentino Curreri
E qui arriviamo al cuore del capitolo: dalla literacy tradizionale alle New Literacies digitali e multimediali. La teoria della Multiliteracy, proposta dal New London Group, ci invita a sviluppare competenze trasversali, capaci di attraversare diversi linguaggi, culture e tecnologie. Non basta più saper leggere e scrivere: bisogna saper navigare tra testi, immagini, video, reti sociali, ambienti digitali.
Sandra Catellani
Sì, e la domanda che ci lascia Rivoltella è proprio questa: quali strategie didattiche sono più efficaci per sviluppare queste nuove literacies? Non c’è una risposta unica, ma sicuramente serve un approccio multidisciplinare, come abbiamo visto anche nella puntata precedente. Bisogna allenare il pensiero critico, la creatività, la capacità di collaborare e di adattarsi ai cambiamenti.
Valentino Curreri
E forse, Sandra, la vera sfida è proprio questa: aiutare studenti e cittadini a diventare non solo consumatori, ma anche produttori consapevoli di significato, capaci di muoversi tra codici diversi e di costruire nuove forme di cittadinanza digitale.
Sandra Catellani
Direi che possiamo fermarci qui per oggi. Grazie Valentino per questa chiacchierata, e grazie a chi ci ha seguito! Nella prossima puntata continueremo il nostro viaggio nelle New Literacies, esplorando altri capitoli del libro di Rivoltella e Panciroli. Un saluto da Sandra Catellani...
Valentino Curreri
...e da Valentino Curreri. Alla prossima, e buona esplorazione delle nuove literacies a tutti!
