[10] Serialità televisiva: un nuovo orizzonte per la didattica
Come le serie TV, da The Sopranos a The Wire, stanno cambiando il modo di insegnare e imparare nell'era digitale. Un episodio dedicato alle sfide e alle potenzialità dell'audiovisivo nella scuola, con esempi, riflessioni critiche e spunti pratici dal capitolo di Elisa Farinacci.
Chapter 1
Serialità televisiva: un nuovo orizzonte didattico
Sandra Catellani
Ciao a tutti e bentornati a "Didattica delle New Literacies"! Io sono Sandra Catellani, e con me c’è come sempre Valentino Curreri. Oggi ci addentriamo in un tema che, lo ammetto, mi diverte parecchio: la serialità televisiva come nuovo orizzonte per la didattica. Parliamo del Capitolo 9, "Audiovisual Education: le sfide dell’insegnamento dell’audiovisivo a scuola attraverso la serialità televisiva", scritto da Elisa Farinacci e contenuto nel libro "Didattica delle New Literacies" curato da Pier Cesare Rivoltella e Chiara Panciroli, edito da Mondadori Università nel 2025.
Valentino Curreri
Ciao Sandra, ciao a tutti! Sì, oggi ci muoviamo tra The Sopranos, The Wire, e tutte quelle serie che ormai sono diventate parte del nostro immaginario collettivo. Farinacci ci invita a vedere le serie TV non solo come intrattenimento, ma come veri e propri specchi dei cambiamenti socioculturali. Pensateci: le serie riflettono valori, tensioni, trasformazioni della società, e offrono agli studenti opportunità per sviluppare competenze estetiche, critiche ed etiche. È un cambio di prospettiva mica da poco.
Sandra Catellani
Assolutamente. E la domanda che ci poniamo oggi è: in che modo la scuola può accogliere questa evoluzione mediale? Perché, come dice Farinacci, "le serie TV sono diventate arene di discussione dove generazioni differenti dialogano e negoziano nuovi immaginari sociali e identità culturali". Quindi, la scuola può davvero permettersi di ignorare questo fenomeno?
Valentino Curreri
Secondo me no, Sandra. Anzi, la scuola deve trovare il modo di integrare la serialità televisiva nei percorsi educativi, proprio per stimolare una riflessione critica e una maggiore consapevolezza mediale. E non si tratta solo di guardare una puntata in classe, ma di lavorare sulle strutture narrative, sui messaggi culturali, sulle dinamiche di consumo. È una sfida, ma anche un’opportunità enorme.
Chapter 2
Narrazioni complesse e spettatori critici
Sandra Catellani
E qui arriviamo a uno dei punti forti del capitolo: la complessità narrativa delle serie TV. Farinacci cita Jason Mittell e la sua teoria della "complex TV". Prendiamo The Sopranos o The Wire: trame elaborate, personaggi sfumati, niente è mai bianco o nero. Lo spettatore è chiamato a essere attivo, a interpretare, a ricordare dettagli da un episodio all’altro. Non è più solo spettatore, ma quasi co-autore.
Valentino Curreri
Sì, Mittell dice proprio che "ci aspettiamo che ciò che succede in un episodio venga ricordato dai personaggi negli episodi successivi, e che lasci qualche traccia nel mondo narrativo". Questo crea un coinvolgimento profondo, e secondo Farinacci è un terreno fertile per la didattica. Gli studenti imparano a leggere tra le righe, a cogliere le sfumature, a discutere le scelte dei personaggi. È un allenamento cognitivo, come lo chiama Johnson.
Sandra Catellani
Mi viene in mente un progetto che ho seguito qualche anno fa in una scuola superiore: abbiamo analizzato un episodio di Six Feet Under. Gli studenti hanno lavorato sulle motivazioni dei personaggi, sulle scelte narrative, e alla fine hanno prodotto delle brevi sceneggiature alternative. È stato incredibile vedere come la complessità della serie li abbia spinti a riflettere su temi come la morte, la famiglia, il senso della vita. Ecco, questa è la potenza della serialità in classe.
Valentino Curreri
E non è un caso che le serie di qualità siano diventate, come dice il testo, "barometri per misurare il cambiamento sociale". Analizzare queste narrazioni complesse aiuta gli studenti a sviluppare uno sguardo critico sulla realtà, sulle rappresentazioni sociali, sulle dinamiche di potere. È un modo per allenare il pensiero critico, che poi è uno degli obiettivi principali della Media Education.
Chapter 3
Quattro pilastri della serialità televisiva
Sandra Catellani
A proposito di complessità, Farinacci individua quattro pilastri che rendono la serialità televisiva così interessante dal punto di vista educativo: trame intrecciate, personaggi articolati, tempo non lineare e transmedialità. Ognuno di questi elementi offre spunti didattici diversi.
Valentino Curreri
Sì, partiamo dalle trame intrecciate: le serie complesse presentano numerosi personaggi, sottotrame, sviluppi inaspettati. Questo stimola la capacità di analisi e interpretazione degli studenti. Poi ci sono i personaggi articolati, spesso moralmente ambigui, che permettono di lavorare su temi etici e psicologici. Pensiamo a Tony Soprano o a Don Draper: figure che sfidano le categorie tradizionali di bene e male.
Sandra Catellani
Il tempo non lineare è un altro aspetto affascinante. Flashback, salti temporali, narrazioni parallele: tutto questo invita gli studenti a ricostruire la storia, a fare ipotesi, a confrontare punti di vista diversi. E poi c’è la transmedialità: le storie si espandono oltre lo schermo, tra social, fan fiction, meme, video su YouTube. È un universo narrativo in continua espansione.
Valentino Curreri
Ecco, se dovessi scegliere l’elemento più efficace in classe, forse punterei proprio sulla transmedialità. Perché permette agli studenti di diventare non solo spettatori, ma anche creatori di contenuti. Possono produrre fan art, scrivere storie alternative, discutere online. È un modo per sviluppare competenze trasversali, dalla scrittura creativa all’analisi critica, fino alla cittadinanza digitale.
Sandra Catellani
Io invece sono affezionata al lavoro sui personaggi. Analizzare le loro scelte, le ambiguità, le evoluzioni psicologiche… è un esercizio che aiuta a sviluppare empatia e consapevolezza etica. Ma in realtà, come dice Farinacci, la forza della serialità sta proprio nell’intreccio di tutti questi elementi.
Chapter 4
La rivoluzione dello streaming e il binge-watching
Valentino Curreri
E qui entra in gioco la rivoluzione dello streaming. Oggi non guardiamo più un episodio a settimana, ma possiamo vedere un’intera stagione in una notte. Il binge-watching ha cambiato il nostro rapporto con le narrazioni, e anche quello degli studenti. Le piattaforme offrono esperienze personalizzate, suggerimenti, modalità di fruizione diverse. Questo ha un impatto enorme sull’engagement e sulla personalizzazione delle attività didattiche.
Sandra Catellani
Sì, e non sempre è un bene, eh! Da un lato, il binge-watching permette di immergersi completamente nella storia, di cogliere meglio le connessioni tra gli episodi. Dall’altro, rischia di favorire una fruizione bulimica, poco riflessiva. In classe, però, si può sfruttare questa modalità per progetti di gruppo, visioni condivise, discussioni collettive.
Valentino Curreri
Guarda, mi viene in mente una classe che ho seguito l’anno scorso. Dovevano lavorare su una serie, e invece di vedere un episodio a settimana, hanno deciso di guardare tutta la stagione in due giorni, insieme, a scuola. È stato faticoso, ma alla fine hanno prodotto un’analisi molto più ricca, perché avevano una visione d’insieme e potevano collegare tutti i fili narrativi. Certo, poi ci siamo dovuti fermare a riflettere su cosa avevano davvero "digerito"…
Sandra Catellani
Eh, il rischio di indigestione narrativa è dietro l’angolo! Però, come dice il testo, "le piattaforme di streaming offrono stimoli ed esperienze sempre nuove e personalizzate, permettendo diverse modalità di fruizione dei contenuti". Sta a noi, come educatori, guidare gli studenti verso un consumo più consapevole e critico.
Chapter 5
Media education e sviluppo di competenze critiche
Sandra Catellani
E qui arriviamo al cuore della questione: la Media Education. Farinacci riprende il modello dei tre livelli – educare con i media, ai media, nei/per i media – e sottolinea l’importanza di allenare il pensiero critico e l’analisi dei linguaggi. Cito dal testo: "È fondamentale promuovere un’educazione ai media che sviluppi il pensiero critico nei confronti sia dei contenuti consumati attraverso i media, sia delle logiche economiche e industriali che soggiacciono alla loro realizzazione".
Valentino Curreri
Sì, e questo significa lavorare sulle dimensioni estetica, critica ed etica dei media audiovisivi. Analizzare le immagini, i linguaggi, ma anche riflettere sui valori, sulle rappresentazioni sociali, sulle strategie di marketing delle piattaforme. Non è semplice, perché richiede competenze specifiche e un approccio trasversale. E qui, Sandra, ti giro la domanda: quali ostacoli incontrano gli insegnanti nell’adottare queste strategie?
Sandra Catellani
Eh, ce ne sono tanti. Prima di tutto, la mancanza di formazione specifica: non tutti i docenti si sentono a proprio agio con l’analisi dei linguaggi audiovisivi o con le dinamiche della cultura digitale. Poi ci sono i tempi stretti, i programmi da seguire, la difficoltà di integrare queste attività in modo organico. E, diciamolo, a volte c’è anche una certa diffidenza verso le serie TV, viste ancora come "intrattenimento di basso livello".
Valentino Curreri
Vero, ma come abbiamo visto anche in altri episodi – penso a quello sul cinema e screen literacy – la chiave è proprio superare questi pregiudizi e riconoscere il valore formativo dei prodotti audiovisivi. Serve una scuola che sappia aggiornarsi e che dia spazio alla creatività, alla riflessione critica, al dialogo tra linguaggi diversi.
Chapter 6
Partecipazione attiva e cultura dei fan
Sandra Catellani
Un altro aspetto che Farinacci mette in evidenza è la cultura partecipativa: fan art, fan fiction, discussioni online. Gli studenti non sono più solo consumatori, ma diventano creatori, interpreti, critici. In classe si possono proporre attività partecipative ispirate proprio alla cultura dei fan: scrivere finali alternativi, creare meme, discutere teorie sui personaggi…
Valentino Curreri
Sì, e questo sviluppa competenze estetiche, critiche ed etiche. Gli studenti imparano a reinterpretare le storie, a confrontarsi con punti di vista diversi, a riflettere sulle rappresentazioni sociali. Ma qui c’è una questione interessante: come bilanciare l’analisi critica con il coinvolgimento emotivo? Perché, diciamolo, quando una serie ci prende, è difficile restare distaccati…
Sandra Catellani
Hai ragione, Valentino. Il rischio è che l’entusiasmo per la serie prenda il sopravvento sull’analisi. Ma forse è proprio questo il bello: partire dall’emozione per arrivare alla riflessione. L’importante è guidare gli studenti a riconoscere i propri meccanismi di identificazione, a interrogarsi sui messaggi impliciti, a discutere insieme. E, come dice il testo, "la cultura partecipativa permette agli studenti di riflettere sul potere della partecipazione online e su come le loro azioni possano avere un impatto non solo su altre persone ma anche su quali tipi di rappresentazioni vengono proposte".
Valentino Curreri
Ecco, questa è una delle grandi potenzialità della serialità in classe: trasformare la passione in competenza, l’engagement in pensiero critico. E magari, perché no, scoprire nuovi talenti creativi tra i nostri studenti.
Chapter 7
Dalla teoria alla pratica: insegnanti e nuove sfide
Valentino Curreri
E arriviamo alle sfide per gli insegnanti. Farinacci sottolinea che lavorare con la serialità televisiva richiede nuove competenze: capacità di analisi dei linguaggi audiovisivi, conoscenza delle dinamiche digitali, apertura alla cultura popolare. Non basta più essere esperti di una disciplina: serve una formazione continua, reti di docenti, scambio di buone pratiche.
Sandra Catellani
Sì, e qui la domanda finale è d’obbligo: come preparare i docenti alle sfide dell’audiovisivo secondo Farinacci? La risposta, almeno in parte, sta proprio nella collaborazione tra insegnanti, nella condivisione di esperienze, nella curiosità verso le nuove forme narrative. E, aggiungo io, nella voglia di mettersi in gioco, di sperimentare, di imparare insieme agli studenti.
Valentino Curreri
In fondo, come dice il capitolo, "l’introduzione della serialità televisiva nei contesti educativi rappresenta un’opportunità per ampliare le competenze critiche, estetiche ed etiche degli studenti, fornendo al tempo stesso strumenti innovativi ai docenti". È una sfida, certo, ma anche una grande occasione di crescita per tutta la comunità scolastica.
Sandra Catellani
E con questa riflessione chiudiamo l’episodio di oggi. Grazie a tutti per averci seguito in questo viaggio tra serie TV, scuola e nuove competenze. Continuate a seguirci su "Didattica delle New Literacies", perché le sfide dell’educazione digitale sono appena iniziate. Valentino, grazie come sempre per la tua compagnia e le tue idee.
Valentino Curreri
Grazie a te, Sandra, e grazie a chi ci ascolta. Alla prossima puntata!
Sandra Catellani
Ciao a tutti e buona serialità… anche a scuola!
