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[04] Navigare la Semiosfera

Esploriamo l'information literacy come bussola per orientarsi nella società dei dati. Affrontiamo strategie, etica e nuovi paradigmi per cercare, valutare e condividere informazioni in modo critico e consapevole.


Chapter 1

L’information literacy come competenza chiave

Sandra Catellani

Ciao a tutti e bentornati a “Didattica delle New Literacies”! Io sono Sandra Catellani, e come sempre con me c’è Valentino Curreri. Oggi ci addentriamo in un tema che, secondo me, è davvero la bussola per orientarsi nella società dei dati: l’information literacy. E lo facciamo seguendo il terzo capitolo del libro “Didattica delle New Literacies”, curato da Pier Cesare Rivoltella e Chiara Panciroli, che sono anche gli autori di questo capitolo.

Valentino Curreri

Ciao Sandra, ciao a tutti! Sì, oggi parliamo di una competenza che, come sottolineano Panciroli e Rivoltella, è diventata fondamentale. Viviamo in un’epoca in cui le informazioni sono ovunque, ma proprio per questo rischiamo di perderci. L’information literacy, o IL, è la capacità di cercare, valutare, archiviare e condividere informazioni in modo critico. E senza queste competenze, rischiamo di essere travolti dall’overload informativo e dalla rapidissima obsolescenza delle conoscenze.

Sandra Catellani

Esatto, e guarda, mi viene in mente un episodio che mi ha colpita molto. Qualche mese fa, una notizia virale su un presunto nuovo algoritmo di Instagram ha fatto il giro di tutte le chat e i social. Sembrava credibilissima, tutti la condividevano, ma era completamente falsa! Ecco, senza un minimo di information literacy, rischiamo di cascarci tutti. E non è solo questione di essere “furbi”, ma proprio di avere strumenti per difendersi da queste bufale.

Valentino Curreri

Sì, e come dicono gli autori, non si tratta solo di saper usare Google, ma di sviluppare una vera e propria lente critica. Perché, come abbiamo visto anche nella scorsa puntata sulla media literacy, la capacità di valutare le informazioni è fondamentale per la cittadinanza digitale e per la democrazia stessa.

Chapter 2

Le 5W di Laswell nell’era digitale

Valentino Curreri

A proposito di strumenti, Panciroli e Rivoltella propongono di applicare le famose 5W di Laswell – Cosa, Quando, Dove, Perché, Con chi – anche all’information literacy. È un approccio che aiuta a strutturare la ricerca e la gestione delle informazioni. Ad esempio: che informazione mi serve davvero? Quando mi serve? Dove la trovo? Perché la cerco? E con chi la condivido?

Sandra Catellani

Sì, e secondo me è utilissimo anche per insegnare agli studenti a non fermarsi alla prima risposta che trovano. Io, per esempio, quando faccio formazione, chiedo sempre: “Ma questa informazione ti serve davvero adesso, o la stai solo accumulando?” E poi, come la archivi? Usi i preferiti, un’app, o ti affidi alla memoria?

Valentino Curreri

Guarda, proprio su questo, mi viene in mente un laboratorio che ho fatto all’università. Abbiamo simulato una ricerca partendo da una domanda molto semplice, ma ogni studente doveva documentare ogni passaggio: che parole chiave ha usato, su quali motori di ricerca, come ha selezionato le fonti, come ha archiviato i risultati. È stato interessante vedere quanto la riflessione sulle 5W aiutasse a evitare la dispersione e a sviluppare un metodo.

Sandra Catellani

Ecco, e qui entra in gioco anche la serendipity, no? A volte trovi qualcosa che non cercavi, ma che può tornare utile in futuro. Però serve anche una strategia per non perdersi nel mare di informazioni.

Chapter 3

Fonti critiche e gestione etica delle informazioni

Sandra Catellani

Un altro punto chiave che sottolineano Panciroli e Rivoltella è la valutazione critica delle fonti e la gestione etica delle informazioni. Non basta trovare una risposta: bisogna chiedersi se la fonte è affidabile, se rispetta il diritto d’autore, se è aggiornata. E qui, secondo me, la scuola ha ancora tanta strada da fare.

Valentino Curreri

Sì, e la questione delle fonti è centrale. Come si impara a distinguere una fonte attendibile? Non è banale. Prendiamo Wikipedia: spesso viene demonizzata nelle scuole, ma in realtà può essere un ottimo punto di partenza, se usata con spirito critico. Bisogna insegnare a controllare le fonti citate, a verificare le revisioni, a confrontare le informazioni con altre fonti.

Sandra Catellani

Assolutamente. Io ricordo una volta in cui una classe ha fatto una ricerca su un evento storico usando sia Wikipedia che archivi digitali e cartacei. Il confronto tra le versioni li ha aiutati a capire come le informazioni possono cambiare a seconda della fonte e del contesto. E poi, c’è tutto il tema dell’uso etico: citare correttamente, rispettare il copyright, non diffondere dati personali…

Valentino Curreri

Ecco, qui la dimensione etica e legale dell’information literacy diventa fondamentale. Come dice il modello delle “Sette Colonne” della SCONUL, non basta saper cercare: bisogna anche saper comunicare e usare l’informazione in modo responsabile.

Chapter 4

Dai paradigmi content-centered a quelli user-centered

Valentino Curreri

Un altro passaggio interessante del capitolo riguarda il confronto tra i paradigmi content-centered e user-centered. Il primo, quello di Google per intenderci, si basa sull’idea che il valore sia nelle informazioni: più ne hai, meglio è. Ma è davvero così?

Sandra Catellani

Mah, non sempre! Il modello user-centered, invece, mette al centro le persone e le reti sociali. Pensa ai newsgroup, ai forum, ai social network, alle comunità di pratica. Qui il valore sta nella condivisione, nella collaborazione, nella crowd wisdom. E anche nella capacità di chiedere alle persone giuste, non solo di cercare tra milioni di risultati.

Valentino Curreri

Sì, e questo apre a nuove opportunità, ma anche a rischi. Ad esempio, in un corso online che ho seguito come tutor, gli studenti lavoravano in piccoli gruppi su una ricerca. La collaborazione ha portato a risultati molto più ricchi, ma c’era anche il rischio di affidarsi troppo al parere del gruppo senza verificare le fonti. Quindi, serve sempre un equilibrio tra efficienza degli strumenti digitali e valore della rete sociale.

Sandra Catellani

E poi, come dicevamo anche nella puntata sulla robotica educativa, la collaborazione può essere un motore di creatività, ma va guidata con metodo. Altrimenti si rischia la confusione.

Chapter 5

Dalla tassonomia alla folksonomia

Sandra Catellani

E qui arriviamo a un altro snodo: il passaggio dalle tassonomie alle folksonomie. Le tassonomie, come la Classificazione Decimale Dewey o la tassonomia di Bloom, sono sistemi rigidi, gerarchici, controllati dagli esperti. Ma oggi, con il Web 2.0, si affermano le folksonomie: sistemi di classificazione creati dagli utenti attraverso i tag.

Valentino Curreri

Sì, e questo rende il sapere più partecipativo e decentralizzato. Piattaforme come Delicious o Flickr sono state tra le prime a usare le folksonomie. Il caos produttivo, come lo chiama Weinberger, permette di costruire conoscenza in modo più dinamico, ma anche più complesso da gestire.

Sandra Catellani

Mi ricordo una lezione in cui ho chiesto agli studenti di creare una folksonomia per un progetto di ricerca. All’inizio erano spaesati, abituati alle categorie fisse. Ma poi hanno scoperto che potevano costruire insieme una mappa di significati, molto più vicina ai loro interessi e al loro linguaggio. E questo ha cambiato anche il mio ruolo: da “esperta” a facilitatrice.

Valentino Curreri

Ecco, il ruolo di studenti e insegnanti cambia: si diventa co-costruttori di conoscenza. Ma serve ancora di più la capacità di valutare, selezionare, organizzare. L’information literacy, in questo contesto, è ancora più importante.

Chapter 6

La semiosfera: ambiente di segni e informazioni

Valentino Curreri

Tutto questo ci porta al concetto di semiosfera, che dà anche il titolo alla puntata di oggi. La semiosfera, come la definiscono Panciroli e Rivoltella, è l’ambiente di segni e informazioni in cui siamo immersi. Navigarla richiede nuove competenze critiche e metodologiche.

Sandra Catellani

Sì, e la semiosfera digitale è ancora più complessa: le informazioni circolano velocissime, si mescolano, si trasformano. Le fake news, ad esempio, sono una delle principali sfide. E qui, Valentino, so che hai avuto una discussione interessante con alcuni colleghi proprio su questo tema.

Valentino Curreri

Sì, ne parlavamo qualche settimana fa: la difficoltà non è solo riconoscere una notizia falsa, ma anche capire come nasce, come si diffonde, perché ci crediamo. La semiosfera digitale è fatta di bolle, di algoritmi che ci mostrano solo quello che “ci piace”. Serve una consapevolezza nuova, che va oltre la semplice tecnica: bisogna saper leggere tra le righe, riconoscere i bias, mettere in discussione le proprie certezze.

Sandra Catellani

E qui, secondo me, l’information literacy si intreccia con la media literacy, la digital literacy, tutte le new literacies di cui abbiamo parlato nelle puntate precedenti. È un ecosistema di competenze che si alimentano a vicenda.

Chapter 7

Nuove pratiche educative per promuovere l’IL

Sandra Catellani

E allora, come possiamo promuovere davvero l’information literacy a scuola e fuori? Panciroli e Rivoltella suggeriscono pratiche come il digital storytelling e la ricerca collaborativa. Sono strumenti che permettono agli studenti di sperimentare in prima persona la ricerca, la selezione, la valutazione e la condivisione delle informazioni.

Valentino Curreri

Sì, e sono pratiche che vanno oltre la lezione frontale. Ad esempio, il digital storytelling permette di costruire narrazioni a partire da fonti diverse, di riflettere sull’affidabilità, di imparare a citare correttamente. E la ricerca collaborativa sviluppa il senso critico e la capacità di lavorare in gruppo.

Sandra Catellani

Mi viene in mente un progetto che ho seguito con un gruppo di adolescenti: dovevano raccontare una storia vera usando solo fonti verificate, digitali e tradizionali. All’inizio erano scettici, ma poi si sono appassionati. Hanno imparato a distinguere tra opinioni e fatti, a confrontare versioni diverse, a costruire una narrazione credibile. E, soprattutto, hanno capito che l’information literacy non è una materia, ma una competenza per la vita.

Valentino Curreri

Ecco, oggi agli studenti servono competenze trasversali: saper cercare, valutare, organizzare, condividere, ma anche riflettere sull’etica e sulla responsabilità. Solo così possiamo formare cittadini consapevoli, capaci di navigare la semiosfera senza perdersi.

Sandra Catellani

E con questo, direi che possiamo chiudere la puntata di oggi. Grazie Valentino per il confronto sempre stimolante, e grazie a chi ci ha seguito! Nella prossima puntata continueremo il nostro viaggio nelle New Literacies, sempre con il libro di Rivoltella e Panciroli come guida. Un saluto da Sandra Catellani…

Valentino Curreri

…e da Valentino Curreri! Alla prossima, e ricordate: non smettete mai di farvi domande e di cercare risposte. Ciao a tutti!