[09] Cinema e Screen Literacy nella formazione
Esploriamo come il cinema e i media audiovisivi stiano rivoluzionando la formazione e l’educazione critica nelle scuole e nella società. Dall’inserimento nelle aule italiane alle esperienze internazionali, analizziamo progetti, sfide e opportunità della film literacy nel contesto delle nuove competenze digitali e mediali.
Chapter 1
La lenta affermazione del cinema come strumento educativo
Sandra Catellani
Ciao a tutti e bentornati a "Didattica delle New Literacies"! Io sono Sandra Catellani, e con me c’è come sempre Valentino Curreri. Oggi ci addentriamo in un tema che, lo ammetto, mi sta particolarmente a cuore: il cinema e la screen literacy, a scuola e oltre. Prendiamo spunto dal capitolo 8, "Film e Screen Literacy: la formazione attraverso il cinema e i media audiovisivi", scritto da Roy Menarini e pubblicato nel volume curato da Pier Cesare Rivoltella e Chiara Panciroli. Valentino, ti va di rompere il ghiaccio su questa lenta affermazione del cinema come strumento educativo?
Valentino Curreri
Certo Sandra, e guarda, è davvero interessante come Menarini sottolinei che la legittimazione culturale del cinema sia arrivata molto tardi rispetto ad altre arti. Per decenni il cinema è stato visto come una "non-disciplina", o comunque una disciplina debole, troppo innovativa per i canoni accademici tradizionali. Pensa che il DAMS, che oggi diamo quasi per scontato, nasce solo nel 1971! E fuori dall’università, la scuola ha sempre preferito usare il cinema come strumento per parlare di altro, piuttosto che come oggetto di studio in sé.
Sandra Catellani
Sì, e questa resistenza non era solo accademica, ma anche sociale. C’era proprio un pregiudizio diffuso: il cinema era visto come qualcosa di troppo popolare, poco adatto all’ambiente scolastico. Menarini lo dice chiaramente: "la cittadinanza accademica della cultura cinematografica, considerata per lungo tempo una non-disciplina, una disciplina debole o una disciplina legata a impostazioni di didattica e di ricerca fin troppo innovative". Ecco, Valentino, secondo te quali sono stati i principali ostacoli, proprio a livello di mentalità?
Valentino Curreri
Guarda, secondo me il problema era duplice: da un lato la diffidenza verso il linguaggio audiovisivo, dall’altro la paura che il cinema potesse distrarre dagli obiettivi "seri" della scuola. E poi, diciamolo, c’era anche una certa gerarchia di gusto: il cinema era visto come intrattenimento, non come arte o strumento di formazione. Solo negli ultimi vent’anni, con progetti più strutturati, si è iniziato a riconoscere il suo valore educativo. Ma la strada è stata lunga, e in parte lo è ancora.
Chapter 2
Cinema nelle scuole italiane: sfide e realtà
Sandra Catellani
E infatti, quando si è iniziato a portare il cinema nelle scuole italiane, sono emersi subito problemi pratici e istituzionali. Non era solo una questione di mentalità, ma anche di strumenti, di formazione dei docenti, di risorse. Io ricordo ancora la mia prima proiezione scolastica improvvisata: avevamo un vecchio proiettore a bobina, la pellicola si inceppava ogni cinque minuti, e il suono... lasciamo perdere! Però, nonostante tutto, c’era un entusiasmo contagioso, sia tra noi che tra i ragazzi.
Valentino Curreri
Ah, Sandra, mi hai fatto venire in mente le proiezioni con la LIM, la lavagna interattiva multimediale. Spesso la qualità audio-video era pessima, e la durata del film non si adattava mai all’orario scolastico. Menarini lo dice bene: "la proiezione viene frammentata, senza riflettere sulla struttura narrativa, in più sessioni dettate principalmente dalla griglia oraria delle singole materie". E poi, c’è il tema della legalità: quanti docenti, magari in buona fede, proiettano film senza i permessi necessari?
Sandra Catellani
Eh, questa è una zona grigia che spesso si sottovaluta. E poi, diciamolo, la formazione dei docenti è ancora troppo spesso lasciata al caso. Chi insegna cinema, nella maggior parte dei casi, non ha una preparazione specifica, ma si arrangia con passione e buona volontà. E questo, alla lunga, limita le potenzialità della film literacy a scuola.
Valentino Curreri
Sì, e aggiungo che spesso il cinema viene usato solo per affrontare temi sociali, come il bullismo o la memoria, senza lavorare davvero sul linguaggio audiovisivo. È un approccio un po’ riduttivo, che rischia di perdere tutta la ricchezza del mezzo.
Chapter 3
Progetti di alfabetizzazione cinematografica in Italia e all’estero
Sandra Catellani
Eppure, negli ultimi anni, qualcosa si sta muovendo. Penso al Piano Nazionale Cinema e Immagini per la Scuola, nato con la legge 107 del 2015 e poi perfezionato con la legge 220 del 2016. Un progetto ispirato ai modelli francesi e britannici, che cerca di portare il cinema in modo più strutturato nelle scuole. Valentino, tu che ne pensi di questi progetti? E soprattutto, cosa possiamo imparare dagli approcci internazionali?
Valentino Curreri
Guarda, il modello francese di Alain Bergala è davvero interessante. Nel 2000, Bergala ha diretto la Missione per l’Educazione al Cinema, puntando su competenze comunicative, emancipazione socio-culturale e creatività. Il suo libro, tradotto anche in italiano, è ancora oggi un punto di riferimento. E poi c’è il progetto britannico Into Film, che dal 2013 coinvolge scuole e comunità, offrendo risorse educative, festival e premi. L’obiettivo è far conoscere il cinema ai ragazzi dai 5 ai 19 anni, in modo sistematico e continuativo.
Sandra Catellani
Sì, e in Francia c’è anche IF Cinéma, che permette di scaricare film in digitale con tutti i metadati utili per i docenti. Questi modelli mostrano che serve una strategia centrale, risorse dedicate e formazione continua. In Italia, invece, spesso i progetti sono episodici, legati ai bandi, e non sempre si integrano con la normale ciclicità dell’anno scolastico. Forse dovremmo davvero imparare a fare sistema, come fanno all’estero.
Valentino Curreri
Sono d’accordo. E aggiungo che la chiave è proprio la formazione dei docenti e la creazione di percorsi duraturi, non solo eventi spot. Solo così la film literacy può diventare parte integrante della scuola, e non un’aggiunta occasionale.
Chapter 4
Cinema come mezzo e come fine nella didattica
Sandra Catellani
E qui arriviamo a un punto cruciale: il cinema come mezzo o come fine nella didattica. Menarini lo spiega bene: spesso si usa il film solo per parlare di temi sociali, ma si trascura l’analisi critica del linguaggio audiovisivo. Invece, le due cose dovrebbero andare di pari passo. Ti faccio un esempio: pensa a "Spider-Man".
Valentino Curreri
Sì, "Spider-Man" è perfetto per questo discorso. Da un lato, puoi usarlo per discutere di responsabilità, eroismo, identità, ma dall’altro puoi analizzare la costruzione narrativa, le scelte stilistiche, il rapporto tra cinema e fumetto, il marketing globale. E poi, come dice Menarini, "il consumatore diventa prosumer", cioè parte attiva nella diffusione del prodotto. Quindi, anche un blockbuster può essere uno strumento potentissimo per sviluppare competenze critiche e creative.
Sandra Catellani
Esatto! E lo stesso vale per film come "Il ragazzo dai pantaloni rosa", che affronta temi delicati come il bullismo, ma lo fa con una narrazione complessa, citazioni cinematografiche, una voce fuori campo che richiama "Viale del tramonto". Analizzare questi aspetti aiuta gli studenti a capire come si costruisce un racconto audiovisivo, e non solo a riflettere sul contenuto.
Valentino Curreri
Quindi, la vera sfida è integrare le due prospettive: usare il cinema sia come mezzo per affrontare temi importanti, sia come fine per sviluppare una lettura critica e consapevole delle immagini. Solo così la film literacy diventa davvero efficace.
Chapter 5
Digitalizzazione: opportunità e nuovi problemi
Sandra Catellani
E qui entra in gioco la digitalizzazione, che ha rivoluzionato l’accesso ai film in classe. VHS, DVD, streaming... oggi è tutto più facile, almeno in teoria. Ma, come sottolinea Menarini, questo ha anche creato nuovi problemi: la frammentazione della visione, la perdita dell’integrità tecnica e narrativa del film, e soprattutto la questione dei diritti.
Valentino Curreri
Sì, la digitalizzazione ha reso i film più accessibili, ma ha anche indebolito lo statuto dell’opera audiovisiva. Non esiste un vero archivio centralizzato come per i libri, e spesso si proiettano film in modo illegale, magari senza nemmeno rendersene conto. E poi, la visione domestica o su piccoli schermi rischia di far perdere la dimensione collettiva e immersiva del cinema.
Sandra Catellani
Ecco, la domanda che ci dobbiamo fare è: la digitalizzazione aiuta davvero la film literacy? Io direi che offre grandi opportunità, ma solo se accompagnata da una riflessione critica e da una gestione consapevole delle risorse. Altrimenti rischiamo di ridurre tutto a un consumo veloce e superficiale.
Valentino Curreri
Sono d’accordo. Bisogna trovare un equilibrio tra accessibilità e qualità dell’esperienza educativa. E soprattutto, serve una maggiore attenzione agli aspetti legali e tecnici, per non vanificare gli sforzi fatti finora.
Chapter 6
Formazione permanente e lifelong learning attraverso il cinema
Valentino Curreri
Finora abbiamo parlato soprattutto di scuola, ma il capitolo di Menarini dedica molto spazio anche al lifelong learning, cioè alla formazione permanente. Il cinema, in questo senso, è uno strumento potentissimo per tutte le età. Penso a progetti come "Saper guardare un film", che coinvolgono adulti in percorsi di analisi critica e crescita personale. Sandra, ti racconto un aneddoto: una volta, durante un corso serale, abbiamo visto un film che ha letteralmente cambiato la percezione di un gruppo di adulti su un tema sociale. È stato un momento di vera trasformazione collettiva.
Sandra Catellani
Che bello, Valentino! E in effetti, anche all’estero ci sono esperienze simili: Into Film UK, ad esempio, offre percorsi di formazione per adulti e ragazzi, con l’obiettivo di sviluppare una cittadinanza attiva e consapevole. Il cinema diventa così non solo intrattenimento, ma anche strumento di emancipazione culturale, socializzazione e crescita personale. E, come dice Menarini, "solo il destinatario può sancire l’utilità dell’iniziativa, se lo fa è perché ritiene di dotarsi di strumenti di consumo critico e consapevole".
Valentino Curreri
Esatto. E questo vale ancora di più nei contesti dove il cinema in sala rischia di scomparire. Offrire percorsi di formazione significa anche difendere la dimensione collettiva e sociale del cinema, che la visione domestica non può sostituire.
Chapter 7
Verso una screen literacy critica e consapevole
Sandra Catellani
E arriviamo così al cuore della questione: come sviluppare una screen literacy davvero critica e consapevole? Le nuove literacies, come abbiamo visto anche nelle scorse puntate, richiedono di integrare competenze visive, narrative e digitali. Menarini cita esempi di attività analitiche, come l’analisi de "Il ragazzo dai pantaloni rosa" o dei film d’animazione, che aiutano a sviluppare uno sguardo critico fin da piccoli.
Valentino Curreri
Sì, e qui si collega anche a quanto abbiamo discusso nell’episodio sulle Diversity Literacies: serve un approccio che valorizzi la pluralità dei linguaggi e delle esperienze. La screen literacy non è solo decodifica tecnica, ma anche comprensione dei messaggi, delle emozioni, delle identità rappresentate. E, come dice Menarini, "solo le competenze critiche e analitiche possono garantire che tra l’aspetto di costrutto artistico del testo e le sue finalità di contenuto vi sia armonia".
Sandra Catellani
Quindi, la sfida è partire fin dall’infanzia, con attività che stimolino la curiosità, la creatività e la capacità di interrogarsi sulle immagini. Solo così possiamo formare cittadini davvero consapevoli, capaci di orientarsi nell’universo sempre più affollato delle immagini in movimento.
Valentino Curreri
E direi che qui si chiude il cerchio con tutto il percorso che abbiamo fatto finora su questo podcast: le new literacies sono un viaggio continuo, che parte dalla scuola ma non si ferma mai. Sandra, è stato un piacere come sempre!
Sandra Catellani
Anche per me, Valentino! Grazie a chi ci ha seguito, e appuntamento alla prossima puntata di "Didattica delle New Literacies". Continuate a guardare, analizzare e... a essere curiosi. Ciao a tutti!
Valentino Curreri
Ciao Sandra, ciao a tutti!
