Listen

All Episodes

[11] Co-creare con l’IA Generativa

Un’immersione nel capitolo di Anita Macauda su design, multimodalità e intelligenza artificiale generativa. Esploriamo come le nuove tecnologie trasformano la didattica e la costruzione collaborativa dei significati.


Chapter 1

Il design nelle New Literacies

Sandra Catellani

Ciao a tutti e bentornati a "Didattica delle New Literacies"! Io sono Sandra Catellani, e con me c’è come sempre Valentino Curreri. Oggi entriamo nella seconda parte del libro "Didattica delle New Literacies", curato da Pier Cesare Rivoltella e Chiara Panciroli, e ci immergiamo nel capitolo scritto da Anita Macauda: "Design e Cyber-Social Literacy Learning: co-creare con l’IA Generativa".

Valentino Curreri

Ciao Sandra, ciao a tutti! Sì, finalmente affrontiamo il tema del design, che in questo contesto non è solo una questione estetica, ma proprio il cuore della costruzione dei significati nelle New Literacies. Il design qui è inteso come la capacità di creare significati usando linguaggi verbali, visivi, corporei e digitali. È un po’ come... come se ogni volta che progettiamo un’attività didattica, stessimo anche ridisegnando gli alfabeti stessi con cui comunichiamo.

Sandra Catellani

Esatto, e mi viene in mente un laboratorio che ho seguito qualche anno fa: gli studenti dovevano raccontare una storia usando materiali diversi, non solo parole ma anche immagini, suoni, perfino oggetti trovati. È stato incredibile vedere come il design, inteso proprio come orchestrazione di linguaggi diversi, abbia permesso a tutti di partecipare, anche a chi magari con la scrittura tradizionale fa più fatica. Ecco, il design nelle New Literacies è proprio questo: rinnovare le pratiche didattiche e gli alfabeti, rendendoli più inclusivi e dinamici.

Valentino Curreri

E questa centralità del design, come dice Macauda, ci spinge a ripensare anche il ruolo dell’insegnante e dello studente: non più solo trasmettitori o riceventi, ma veri e propri co-creatori di significato. È una sfida, ma anche una grande opportunità per la scuola di oggi.

Chapter 2

Etimologie e tracce: insegnare e disegnare

Valentino Curreri

A proposito di design, il capitolo ci invita a riflettere anche sulle radici delle parole "insegnare" e "disegnare". Entrambe derivano dal latino e ruotano attorno al concetto di "segno". Insegnare, da "insignare", significa letteralmente imprimere un segno dentro qualcuno, lasciare una traccia che trasforma chi la riceve. Disegnare, invece, da "designare", è tracciare segni, indicare con precisione.

Sandra Catellani

Questa cosa del segno come atto mentale e di precisione mi ha sempre affascinata. Cioè, non è solo una questione di tecnica, ma proprio di rendere visibile qualcosa che prima era solo nella mente. E in didattica, questa attenzione al segno, al dettaglio, cambia tutto: ogni scelta, ogni parola, ogni immagine che usiamo lascia una traccia negli studenti.

Valentino Curreri

Sì, e ti dirò, nella mia esperienza progettare attività didattiche richiede proprio questa precisione nel linguaggio. Se sbagli anche solo una sfumatura, rischi di trasmettere un significato diverso da quello che volevi. È come se ogni attività fosse un piccolo progetto di design, dove il segno mentale deve diventare segno condiviso. E, come dice Ottonello, non si può insegnare davvero senza disegnare, senza cioè progettare e lasciare tracce che abbiano senso per chi apprende.

Sandra Catellani

Ecco, questa connessione tra insegnare e disegnare mi sembra fondamentale per capire come le New Literacies ci chiedano di essere sempre più consapevoli di ogni segno che lasciamo, sia esso una parola, un’immagine o un gesto.

Chapter 3

Il design multimodale secondo Kress e Jewitt

Sandra Catellani

E qui arriviamo al design multimodale, che secondo Kress e Jewitt è proprio l’integrazione di diversi sistemi di segni: verbali, visivi, corporei, sensoriali. Non si tratta solo di aggiungere immagini a un testo, ma di costruire significati complessi usando tutte le risorse disponibili.

Valentino Curreri

Sì, e loro individuano quattro elementi chiave: la materialità, cioè i materiali e i media che usiamo; il framing, ovvero come disponiamo questi elementi nello spazio; il design, che è la scelta consapevole di come rappresentare un concetto; e infine la creazione, cioè la produzione vera e propria dell’artefatto. Mi viene in mente un progetto scolastico che ho seguito, dove gli studenti hanno lavorato su un tema di inclusione usando video, poster, performance teatrali e podcast. La multimodalità ha permesso a ciascuno di esprimersi secondo le proprie competenze e sensibilità, favorendo davvero l’inclusione.

Sandra Catellani

Ecco, questa è la forza del design multimodale: non solo arricchisce la comunicazione, ma permette di coinvolgere tutti, anche chi magari non si sente a proprio agio con la scrittura tradizionale. E, come dicevi tu, quando gli studenti diventano progettisti e produttori, non solo esecutori, l’apprendimento diventa molto più solido e significativo.

Valentino Curreri

E non dimentichiamo che la multimodalità è anche una questione di equità: permette di valorizzare le differenze e di costruire significati condivisi partendo da esperienze e linguaggi diversi.

Chapter 4

Multimodalità: la norma della comunicazione umana

Valentino Curreri

A proposito di multimodalità, Kress la definisce come lo "stato normale della comunicazione umana". In realtà, se ci pensiamo, le lingue indigene erano già profondamente multimodali: immagini, canti, danze, totem... tutto serviva a costruire e trasmettere significati.

Sandra Catellani

Sì, e questa cosa la vediamo anche oggi, soprattutto tra studenti bilingui o con background diversi. Ho letto una ricerca sulle pratiche narrative multimodali tra studenti bilingui: spesso usano un mix di lingue, immagini, gesti, perfino oggetti personali per raccontare storie che altrimenti non riuscirebbero a esprimere solo con le parole. È come se la multimodalità fosse una risorsa naturale, che però a scuola tendiamo a trascurare.

Valentino Curreri

E invece dovremmo valorizzarla molto di più. Anche perché, come abbiamo visto in altri episodi – penso a quello sulla Diversity Literacy – la pluralità di linguaggi e modalità è fondamentale per l’inclusione e per la costruzione di una scuola davvero aperta e accogliente.

Sandra Catellani

Assolutamente. E poi, la multimodalità ci aiuta anche a superare la separazione tra parlato e scritto, tra ciò che è "formale" e ciò che è "informale". In fondo, ogni comunicazione è sempre un mix di modalità diverse.

Chapter 5

Design semiotico trasformativo e agency

Sandra Catellani

Un altro punto chiave del capitolo di Macauda è il design semiotico trasformativo. Qui il significato non è mai fisso, ma sempre in trasformazione, perché ogni persona lo interpreta e lo rielabora in modo unico. È un processo dinamico, dove l’agency personale e sociale gioca un ruolo centrale.

Valentino Curreri

Sì, e questo si vede benissimo quando gli studenti reinterpretano un testo classico usando media digitali. Mi ricordo un caso di studio in cui una classe ha riletto "I Promessi Sposi" creando meme, video e podcast. Ognuno ha portato la propria voce, la propria esperienza, e il testo è diventato qualcosa di nuovo, di condiviso. È proprio questo il senso del design semiotico trasformativo: ogni artefatto progettato lascia una traccia unica e trasforma il mondo, anche solo un po’.

Sandra Catellani

E in didattica, questa agency è fondamentale: non si tratta solo di ripetere o riprodurre, ma di ricreare il significato del mondo a propria immagine. È un processo che valorizza le differenze, le esperienze di vita, gli interessi di ciascuno. E, come dicevi tu, spesso le interpretazioni diverse sono molto più interessanti delle risposte "giuste".

Valentino Curreri

Esatto, e questo approccio rende la scuola un luogo di vera crescita, non solo di trasmissione di contenuti.

Chapter 6

Le metafunzioni semiotiche e la grammatica multimodale

Valentino Curreri

A questo punto, il capitolo introduce anche le tre metafunzioni di Unsworth: rappresentazionale, interattiva e testuale. Sono tre modi diversi di costruire significato: rappresentare il contenuto, gestire le relazioni tra le persone coinvolte e organizzare il testo o il messaggio.

Sandra Catellani

E queste metafunzioni si collegano alle variabili di field, tenor e mode: cioè, cosa stiamo comunicando, chi sono i partecipanti e quale mezzo usiamo. È un po’ come una grammatica multimodale che ci aiuta a progettare attività didattiche più efficaci, perché ci fa riflettere su tutti gli aspetti della comunicazione, non solo sulle parole.

Valentino Curreri

Sì, e ti dirò, quando progetto attività con questa consapevolezza, vedo subito la differenza: gli studenti sono più coinvolti, capiscono meglio e riescono a esprimersi in modo più ricco. È come se la multimodalità aprisse davvero nuove strade per l’apprendimento.

Sandra Catellani

E poi, questa analisi ci aiuta anche a capire come i significati cambiano a seconda di chi li crea, di chi li interpreta e del contesto. Non esiste un solo modo "giusto" di leggere o produrre un testo, ma tanti modi diversi, tutti validi.

Chapter 7

Cyber-Social Literacy Learning e IA Generativa

Sandra Catellani

E arriviamo così al cuore del capitolo: il Cyber-Social Literacy Learning e il ruolo dell’IA Generativa. Qui la relazione tra studenti e intelligenza artificiale non è più solo di sostituzione, ma di vera e propria alleanza creativa. L’IA diventa un compagno di scrittura, un agente critico che partecipa alla costruzione dei significati.

Valentino Curreri

Sì, e questo cambia radicalmente il ruolo dello studente: da consumatore passivo a designer di significati. Diventa fondamentale sviluppare competenze di prompt design, cioè la capacità di formulare richieste efficaci all’IA per ottenere risultati davvero utili e creativi. È una nuova alfabetizzazione, che richiede sia consapevolezza tecnica sia capacità di trasposizione algoritmica.

Sandra Catellani

Mi viene in mente una sfida che ho lanciato in classe: gli studenti dovevano creare un prompt per generare un racconto con l’IA, ma il prompt doveva essere il più preciso e creativo possibile. È stato bellissimo vedere come si sono messi in gioco, discutendo, sperimentando, e alla fine confrontando i risultati. L’IA non era più solo uno strumento, ma un vero partner di co-creazione.

Valentino Curreri

Ecco, questa è la direzione che ci indica il capitolo di Anita Macauda: costruire un terzo spazio collettivo, dove umani e macchine collaborano per creare nuovi significati. Non si tratta di delegare tutto all’IA, ma di imparare a lavorare insieme, sfruttando le differenze e le potenzialità di entrambi.

Sandra Catellani

E con questo, direi che possiamo chiudere la puntata di oggi. Grazie Valentino, come sempre, per le tue riflessioni preziose!

Valentino Curreri

Grazie a te Sandra, e grazie a chi ci ha ascoltato. Continuate a seguirci: nel prossimo episodio continueremo il nostro viaggio nelle New Literacies. A presto!

Sandra Catellani

Ciao a tutti e buona co-creazione con l’IA!