[12] Dal curricolo al lesson plan
Esploriamo come la progettazione didattica diventi un processo dinamico, partecipativo e innovativo, capace di integrare le New Literacies nel quotidiano scolastico. Attraverso esempi pratici e riflessioni teoriche, analizziamo come il curricolo possa adattarsi alle sfide della società contemporanea.
Chapter 1
Il curricolo come materiale vivo
Sandra Catellani
Ciao a tutti e bentornati a "Didattica delle New Literacies". Io sono Sandra Catellani, e con me c’è come sempre Valentino Curreri. Oggi ci addentriamo nel Capitolo 11, “Progettare: dal curricolo al lesson plan”, scritto da Maria Cristina Garbui per il libro “Didattica delle New Literacies” curato da Pier Cesare Rivoltella e Chiara Panciroli, pubblicato da Mondadori Università nel 2025. Valentino, partiamo subito da una domanda che sembra semplice ma non lo è: il curricolo, oggi, è davvero solo un elenco di materie?
Valentino Curreri
No, assolutamente. E guarda, questa è una delle cose che mi appassiona di più. Il curricolo, come dice Garbui, è un “materiale vivo”, un processo dinamico che riflette l’identità della scuola e le esigenze della comunità. Non è più, o almeno non dovrebbe essere, una lista statica di argomenti da spuntare. Mi viene in mente una scuola che ho seguito qualche anno fa: il curricolo cambiò radicalmente grazie a un progetto condiviso con studenti e famiglie. Si partì da un bisogno reale del territorio e si arrivò a una revisione profonda delle attività, delle priorità, persino dei tempi scolastici. Era come vedere il curricolo prendere vita, davvero.
Sandra Catellani
Sì, e questa idea del curricolo come “cuore pulsante” dell’istituto, che alimenta ogni azione educativa, è centrale anche nel testo. Mi piace molto la definizione che dà Pellerey: il curricolo è “l’insieme delle esperienze di apprendimento che una comunità scolastica progetta, attua e valuta in vista di obiettivi formativi esplicitamente espressi”. Quindi, non solo contenuti, ma anche valori, tradizioni, aspettative. E, come dicevi tu, la partecipazione di tutti gli attori della scuola è fondamentale.
Valentino Curreri
Esatto. E aggiungo che questa visione dinamica permette di rispondere meglio alle sfide della società contemporanea. Il curricolo diventa uno spazio di dialogo, di ricerca, di innovazione. Non è un esercizio burocratico, ma un atto creativo e vitale. Ecco, progettare significa proprio “gettare avanti”, come dice il capitolo: un atto di fiducia nel futuro.
Chapter 2
Competenze oltre le materie
Sandra Catellani
E qui arriviamo a un punto che secondo me è cruciale: il curricolo orientato alle competenze. Non si tratta più solo di trasmettere conoscenze, ma di sviluppare pensiero critico, problem solving, capacità decisionale. Valentino, hai qualche esempio pratico di curricoli che favoriscono davvero un apprendimento profondo?
Valentino Curreri
Sì, guarda, mi viene in mente l’approccio EAS, che nel capitolo viene citato proprio per la sua attenzione ai contenuti brevi e alle competenze trasversali. In alcune scuole, ad esempio, si lavora su progetti interdisciplinari che partono da problemi reali: gli studenti devono analizzare, discutere, proporre soluzioni. Non è solo teoria, ma esperienza concreta. E questo, secondo me, fa la differenza: impari a collegare le conoscenze, a ragionare in modo critico, a lavorare in gruppo.
Sandra Catellani
Sì, e la domanda che spesso ci si pone è: come si valuta se un curricolo forma davvero competenze trasversali? Perché il rischio è di restare sulla carta, no?
Valentino Curreri
Hai ragione. La valutazione è una delle sfide più grandi. Secondo il testo, bisogna guardare non solo ai risultati, ma anche ai processi: osservare come gli studenti affrontano i problemi, come collaborano, come riflettono sulle proprie strategie. È un lavoro di osservazione, di dialogo, di feedback continuo. E, aggiungo, serve anche il coraggio di rivedere il curricolo se ci si accorge che non funziona come dovrebbe.
Sandra Catellani
Ecco, questa flessibilità è fondamentale. E mi sembra che sia proprio uno dei fili conduttori del capitolo: il curricolo come percorso di ricerca e innovazione, non come gabbia rigida.
Chapter 3
Morin e la crisi del pensiero
Valentino Curreri
A proposito di innovazione, il capitolo richiama la riflessione di Edgar Morin sulla complessità e sulla crisi del pensiero contemporaneo. Morin dice che non viviamo solo una crisi politica o sociale, ma una crisi più profonda: la crisi del pensiero. E qui l’educazione ha un ruolo trasformativo, perché può aiutare a superare questa crisi, a formare cittadini capaci di pensare in modo critico e sistemico.
Sandra Catellani
Sai che questa cosa mi ha colpito molto? Ho partecipato a un laboratorio sul pensiero sistemico in una scuola superiore, e ricordo che all’inizio gli studenti erano un po’ spaesati: “Ma cosa vuol dire pensare in modo sistemico?” Poi, lavorando su casi reali, hanno iniziato a vedere le connessioni tra le materie, tra scuola e territorio, tra presente e futuro. È stato un piccolo esempio di come il curricolo possa davvero essere uno strumento per “svegliarsi”, come dice Morin, e per costruire speranza e coraggio.
Valentino Curreri
Sì, e Morin insiste sul fatto che dobbiamo “legare le nostre patrie” e integrarle con la nostra “unica patria terrestre”. Quindi, il curricolo non è solo locale o nazionale, ma deve preparare a una cittadinanza globale. E qui torna il tema della complessità: educare è l’arte di gettare ponti, di accogliere la diversità, di affrontare l’incertezza.
Sandra Catellani
E anche di accettare che non abbiamo la verità in tasca, ma che possiamo imparare insieme agli studenti. Un pensiero aperto, umile, disponibile al dialogo. Mi sembra una bella sfida, ma anche una grande opportunità.
Chapter 4
Curricolo come dispositivo identitario
Valentino Curreri
E qui si inserisce il tema del curricolo come dispositivo identitario. Il testo lo dice chiaramente: il curricolo è il cuore pulsante dell’istituto, riflette la consapevolezza della scuola del proprio ruolo educativo. Valori, tradizioni, identità: tutto passa da qui. C’è un caso interessante di una scuola che ha inserito la storia locale e la cittadinanza attiva nel proprio curricolo, coinvolgendo anche le associazioni del territorio. Questo ha rafforzato il senso di appartenenza e ha reso l’apprendimento più significativo.
Sandra Catellani
Sì, ma ti chiedo: quali rischi e opportunità vedi in un curricolo troppo legato all’identità locale? Perché da un lato può essere un punto di forza, dall’altro rischia di diventare un limite, no?
Valentino Curreri
Hai centrato il punto. L’opportunità è quella di valorizzare le radici, di dare senso e coerenza all’esperienza scolastica. Il rischio, però, è di chiudersi, di non vedere oltre il proprio contesto. Il capitolo lo dice bene: bisogna trovare un equilibrio tra identità e apertura, tra tradizione e innovazione. Il curricolo deve essere inclusivo, capace di accogliere la diversità e di preparare a una società globale.
Sandra Catellani
E qui torna il tema della co-progettazione, della partecipazione di tutti gli attori. Perché solo così si può costruire un curricolo che sia davvero significativo e generativo.
Chapter 5
Partecipazione e co-progettazione
Sandra Catellani
Parliamo allora di partecipazione e co-progettazione. Il capitolo sottolinea quanto sia importante coinvolgere studenti, docenti, famiglie e territorio nella progettazione del curricolo. Non è solo una questione di democrazia, ma anche di efficacia: più persone partecipano, più il curricolo risponde ai bisogni reali.
Valentino Curreri
Sì, e ti porto un esempio da una ricerca universitaria che ho seguito: in alcune classi, gli studenti sono stati coinvolti nella creazione di attività didattiche. Hanno proposto temi, scelto modalità di lavoro, valutato i risultati. Il livello di motivazione e di apprendimento è cresciuto tantissimo. E anche i docenti hanno imparato molto, perché il confronto con gli studenti li ha costretti a rimettersi in gioco, a sperimentare nuove strategie.
Sandra Catellani
Ecco, questa idea di co-progettazione è molto vicina a quello che abbiamo visto in altri episodi, ad esempio quando parlavamo di AI generativa e di co-creazione della conoscenza. La scuola come laboratorio di esperienze, dove tutti sono protagonisti.
Valentino Curreri
Esatto. E il curricolo, in questa prospettiva, diventa uno strumento di crescita identitaria e di innovazione continua. Non c’è una ricetta unica, ma un percorso da costruire insieme, giorno per giorno.
Chapter 6
Lesson plan e nuove literacies
Sandra Catellani
Arriviamo allora al lesson plan, che il capitolo definisce come una “porzione circoscritta di significato”. È il ponte tra il curricolo e le attività in classe, uno strumento che deve essere adattabile e personalizzato. E qui entra in gioco anche l’integrazione delle nuove literacies, delle competenze digitali. Valentino, come vedi questa connessione?
Valentino Curreri
Guarda, il lesson plan oggi non può più essere una sequenza rigida di attività. Deve essere flessibile, capace di adattarsi ai bisogni della classe, alle reazioni degli studenti, alle opportunità che la tecnologia offre. Ad esempio, integrare la gamification digitale, come hai sperimentato tu, Sandra, può rendere l’apprendimento più coinvolgente e significativo.
Sandra Catellani
Sì, ti racconto questa: in una classe ho usato una piattaforma di gamification per lavorare sulle competenze digitali e collaborative. Gli studenti dovevano risolvere sfide, collaborare, riflettere sulle strategie. Il lesson plan era solo una traccia, poi si è trasformato grazie ai feedback degli studenti. Ecco, questa apertura al cambiamento, questa attenzione alla personalizzazione, sono secondo me la chiave per integrare davvero le nuove literacies nella didattica quotidiana.
Valentino Curreri
E il lesson plan, in questo senso, diventa uno spazio di dialogo, di co-progettazione, dove anche gli studenti possono contribuire alla costruzione del sapere. Non è più solo il docente a decidere tutto, ma si lavora insieme, in un processo di scambio e condivisione.
Chapter 7
Sfide attuali e prospettive future
Sandra Catellani
E allora, quali sono le sfide attuali e le prospettive future per la scuola? Il capitolo parla di flessibilità, inclusività, innovazione come parole chiave. E sottolinea il ruolo delle Indicazioni Nazionali come “filo rosso” che unisce politiche e pratica didattica. Ma come si fa a mantenere il curricolo aggiornato rispetto ai cambiamenti sociali e tecnologici?
Valentino Curreri
Eh, questa è la domanda delle domande. Secondo me, la risposta sta proprio nella capacità di ascolto e di adattamento. Le Indicazioni Nazionali offrono una cornice, ma poi sta alle scuole, ai docenti, agli studenti, riempirla di significato, reinterpretarla alla luce delle nuove sfide. Serve una progettazione didattica che sia strutturata ma anche aperta all’innovazione, che sappia cogliere le opportunità offerte dalle tecnologie, ma senza perdere di vista i valori fondamentali: inclusione, cittadinanza, pensiero critico.
Sandra Catellani
E forse, come dice il capitolo, la vera sfida è proprio quella di “dare ordine al caos”, di costruire una scuola che sia capace di tenere insieme coerenza e flessibilità, identità e apertura, tradizione e innovazione. Un compito non facile, ma sicuramente affascinante.
Valentino Curreri
Sì, e direi che è un viaggio che non finisce mai. Ogni scuola, ogni classe, ogni studente ci costringe a ripensare il curricolo, a cercare nuove strade. E forse è proprio questo il bello della didattica delle New Literacies: non c’è mai una risposta definitiva, ma una continua ricerca.
Sandra Catellani
E con questa riflessione vi salutiamo, ringraziandovi per averci seguito anche oggi. Continuate a seguirci su “Didattica delle New Literacies”, perché il viaggio nel libro di Rivoltella e Panciroli continua. Grazie Valentino, come sempre un piacere.
Valentino Curreri
Grazie a te Sandra, e grazie a chi ci ascolta. Alla prossima puntata!
