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[05] L’informatica e le New Literacies

In questa puntata esploriamo come l’informatica abbia plasmato le nuove forme di literacy, dal pensiero computazionale all’AI Literacy. Analizziamo la coevoluzione tra tecnologie, competenze e didattica attraverso esempi, metodologie e sfide educative tratte dal quarto capitolo del libro di Ricci, Marzano e Battistini.


Chapter 1

Evoluzione delle literacies nella società digitale

Sandra Catellani

Ciao a tutti e bentornati a “Didattica delle New Literacies”! Io sono Sandra Catellani, e oggi, insieme a Valentino, vi portiamo nel cuore del quarto capitolo del libro di Rivoltella e Panciroli, scritto da Ricci, Marzano e Battistini: “Informatica e New Literacies”. Valentino, pronti a tuffarci?

Valentino Curreri

Prontissimi, Sandra! E ciao a tutti anche da parte mia. Allora, questo capitolo ci fa vedere come le competenze richieste dalla società digitale siano cambiate in modo radicale. Non si parla più solo di saper leggere e scrivere, ma di una vera e propria “polialfabetizzazione”, come la chiamano gli autori. Cioè, la capacità di muoversi tra media, digitale, AI, pensiero computazionale... e chi più ne ha più ne metta.

Sandra Catellani

Sì, e la cosa interessante è che ogni literacy nasce da un bisogno di cittadinanza. Cioè, impariamo queste nuove competenze perché ci servono per partecipare davvero alla società. E la coevoluzione tra società e literacies è velocissima, soprattutto con l’informatica che corre a una velocità pazzesca.

Valentino Curreri

Esatto. E Ricci, Marzano e Battistini sottolineano che non è solo una questione di tecnologia, ma anche di concetti e metodi. Quindi, la sfida oggi è: come si fa a essere davvero alfabetizzati nel digitale? Non basta saper usare il computer, bisogna anche capire cosa c’è dietro, come funzionano gli algoritmi, quali sono le implicazioni etiche... È un bel salto rispetto all’alfabetizzazione tradizionale.

Sandra Catellani

E qui, secondo me, la vera difficoltà è proprio stare al passo. Perché le tecnologie cambiano, ma anche le competenze richieste cambiano di continuo. E chi non si aggiorna rischia di restare indietro, non solo a livello tecnico, ma anche come cittadino digitale.

Chapter 2

La storia della Computer Literacy: dagli anni ‘50 a Internet

Valentino Curreri

Facciamo un salto indietro, Sandra. Gli autori ci portano dagli anni ’50, quando i computer erano roba da scienziati e governi, fino agli anni ’90 con l’arrivo di Internet. All’inizio, la Computer Literacy era una cosa da élite: saper programmare in Fortran o Assembly, roba da pochi.

Sandra Catellani

Sì, e poi negli anni ’70 e ’80 arriva la democratizzazione: i microcomputer, il BASIC, i primi PC nelle scuole. E qui, scusa Valentino, mi viene in mente la mia prima esperienza con un Commodore 64. Era l’84, credo. La prof ci fece vedere come si accendeva, e io ero affascinata dal fatto che potevi scrivere dei comandi e il computer ti rispondeva! Non capivo nulla di programmazione, ma mi sembrava di avere una bacchetta magica.

Valentino Curreri

Che meraviglia! E pensa che proprio in quegli anni si comincia a parlare di Computer Literacy come competenza educativa. Poi, con Internet negli anni ’90, cambia tutto: non solo programmare, ma anche navigare, usare la posta elettronica, capire la privacy online. La literacy si allarga, diventa sempre più trasversale.

Sandra Catellani

E oggi, se ci pensi, la Computer Literacy è la base, ma si è arricchita di mille altre competenze: saper usare il cloud, proteggere i dati, lavorare in team online... È una vera evoluzione, e ogni decennio aggiunge un pezzo nuovo al puzzle.

Chapter 3

Dall’era degli smartphone all’AI Literacy

Sandra Catellani

E infatti, con l’arrivo degli smartphone e del cloud, la Computer Literacy si trasforma in Digital Literacy. Non si tratta più solo di usare il computer, ma di saper cercare, valutare, creare e comunicare informazioni digitali. E qui entra in gioco anche il pensiero critico, come abbiamo già visto in una puntata precedente.

Valentino Curreri

Sì, e negli ultimi anni è arrivata l’AI Literacy. Cioè, la capacità di capire come funzionano gli algoritmi, quali sono i rischi e le opportunità dell’Intelligenza Artificiale. Pensiamo a ChatGPT, che è diventato mainstream in pochissimo tempo. La scuola, secondo te, Sandra, come dovrebbe cambiare con l’arrivo di queste tecnologie?

Sandra Catellani

Eh, domanda da un milione di dollari! Io credo che la scuola debba aiutare i ragazzi a non essere solo utenti passivi, ma a capire cosa c’è dietro. Non basta usare ChatGPT per fare i compiti: bisogna capire come funziona, quali sono i limiti, i bias, le implicazioni etiche. E soprattutto, imparare a usare l’AI in modo responsabile e creativo.

Valentino Curreri

Sono d’accordo. E aggiungo che serve anche una formazione continua per i docenti, perché le tecnologie cambiano così in fretta che rischiamo di insegnare cose già vecchie. Bisogna puntare su competenze trasversali, come il pensiero critico e la capacità di adattarsi.

Chapter 4

Pensiero computazionale: da Papert a Wing

Valentino Curreri

A proposito di competenze trasversali, il capitolo dedica molto spazio al pensiero computazionale. Papert, già negli anni ’80, parlava di “costruzionismo”: imparare facendo, usando il computer come strumento per costruire conoscenza. Poi, negli anni 2000, Wing riprende il concetto e lo rende centrale per tutti, non solo per chi fa informatica.

Sandra Catellani

Sì, e il pensiero computazionale non è solo saper programmare, ma saper scomporre i problemi, trovare soluzioni, usare l’astrazione. È un modo di pensare che serve in tutte le discipline, non solo nelle STEM. E infatti, molte scuole primarie in Italia hanno iniziato a introdurre il coding nelle attività di matematica. Ho visto una classe dove i bambini usavano Scratch per creare storie animate e risolvere problemi matematici. Era bellissimo vedere come collaboravano e imparavano dagli errori.

Valentino Curreri

Esatto, e come dicono gli autori, il pensiero computazionale è più “thinking” che “computational”. Cioè, è un approccio mentale che aiuta a ragionare in modo strutturato, a collaborare, a valutare e correggere. E il coding diventa una meta-competenza, una chiave per imparare a imparare.

Chapter 5

Literacy disciplinari e creatività nella didattica moderna

Sandra Catellani

E qui arriviamo al punto: la differenza tra Computational Literacy e le altre literacies. La Computational Literacy mette al centro il problem solving e la creatività. Non si tratta solo di sapere le regole, ma di saperle applicare in modo originale, magari unendo scienza e arte.

Valentino Curreri

Sì, e il coding, in questo senso, è fondamentale. Non solo per sviluppare il pensiero critico, ma anche per stimolare la creatività. Pensa a quei laboratori STEAM dove si uniscono arte e programmazione: magari si crea un’installazione interattiva che risponde ai movimenti, oppure si usano i dati per generare musica. Sono esperienze che aiutano i ragazzi a vedere la tecnologia come uno strumento espressivo, non solo tecnico.

Sandra Catellani

E questo, secondo me, è il vero valore aggiunto delle New Literacies: la capacità di integrare competenze diverse, di lavorare in modo interdisciplinare, di affrontare problemi complessi con soluzioni creative. È una sfida, ma anche una grande opportunità per la scuola di oggi.

Chapter 6

Metodologie didattiche attive nell’era STEAM

Valentino Curreri

E per cogliere questa opportunità, servono metodologie didattiche attive. Il capitolo parla di project-based learning e problem-based learning come strumenti chiave per le New Literacies. Sono approcci che mettono al centro l’apprendimento attivo, la collaborazione, la creatività.

Sandra Catellani

E qui, Valentino, so che hai una bella esperienza da raccontare. Quella dell’hackathon educativo con i tuoi studenti universitari, giusto?

Valentino Curreri

Sì, esatto! Era un hackathon su temi di sostenibilità e tecnologia. Gli studenti, divisi in team multidisciplinari, dovevano progettare una soluzione digitale per un problema reale. C’era chi si occupava di coding, chi di design, chi di comunicazione. Alla fine, non era importante solo la soluzione tecnica, ma la capacità di lavorare insieme, di integrare punti di vista diversi. E, devo dire, ho imparato anch’io tantissimo da loro!

Sandra Catellani

Ecco, questo è il bello delle metodologie attive: si impara facendo, si sbaglia, si corregge, si cresce insieme. E le tecnologie emergenti, se usate bene, possono davvero potenziare questo tipo di apprendimento.

Chapter 7

Sfide, prospettive e integrazione delle literacies

Sandra Catellani

Siamo quasi in chiusura, Valentino. Il capitolo si conclude con una riflessione sulle sfide educative: la formazione dei docenti, l’integrazione delle literacies nei curricoli, la necessità di un quadro di competenze che includa aspetti tecnici, critici, etici e sociali.

Valentino Curreri

Sì, e qui la domanda finale è: qual è il prossimo passo per una cittadinanza davvero digitale? Secondo me, dobbiamo puntare su una formazione continua, sia per studenti che per insegnanti, e su un approccio interdisciplinare che metta insieme tecnologia, creatività, etica e partecipazione sociale.

Sandra Catellani

Sono d’accordo. E aggiungo che serve anche il coraggio di sperimentare, di sbagliare, di rimettersi in gioco. Solo così possiamo davvero integrare le New Literacies nella scuola e nella società. E, come ci ricordano Ricci, Marzano e Battistini, la sfida è grande, ma le opportunità sono ancora più grandi.

Valentino Curreri

E con questo, direi che possiamo chiudere qui la puntata di oggi. Grazie Sandra, come sempre è stato un piacere chiacchierare con te!

Sandra Catellani

Grazie a te, Valentino, e grazie a chi ci ha ascoltato. Continuate a seguirci: nella prossima puntata esploreremo altre sfide e prospettive delle New Literacies. Un saluto da Sandra Catellani...

Valentino Curreri

...e da Valentino Curreri. Alla prossima!